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Miniere e cavità artificilai

 

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LE MINIERE DI FORNOVOLASCO

 


(foto Archivio "Buffardello Team")

 

A cura del 

Associazione “Buffardello Team”
         

 

Inquadramento storico

La nascita del borgo di Fornovolasco può essere fatta risalire alla seconda metà del XIII secolo, periodo in cui anche in lucchesia e nella Valle del Serchio, la tecnologia dell’energia idraulica fu applicata ai processi produttivi dell’industria del ferro. L’utilizzo dell’energia idraulica rappresentò una vera e propria rivoluzione nel processo produttivo del ferro del tempo, trasformando in industria una lavorazione che fino a quell’epoca aveva carattere sostanzialmente domestico e artigianale. La forza dell’acqua permetteva di azionare i mantici, che insufflavano ossigeno nei forni che così potevano funzionare a temperature più elevate; consentiva l’azionamento di magli e pestelli, meccanizzando e migliorando processi precedentemente svolti con fatica dall’uomo.

Importanti fattori di localizzazione fecero sorgere a Fornovolasco un piccolo polo siderurgico: la presenza delle acque correnti della Turrite di Petrosciana e dei suoi affluenti; ampie superfici boscate nei dintorni, dalle quali attingere il combustibile per il funzionamento dei forni; la disponibilità di materia prima, estratta dalla miniera locale di “Monticello – Le Pose”; infine la via di comunicazione che univa la Versilia alla Garfagnana, la quale consentiva l’approvvigionamento di altro minerale proveniente dall’Isola d’Elba e lo smercio del semilavorato o del prodotto finito verso i diversi mercati.

Dal registro di un notaio camaiorese, Ser Antonio di Ser Filippo, conservato nell’Archivio di Stato di Lucca, si apprende che nel 1308 a Fornovolasco vi era un’intensa attività di fusione di materiali ferrosi, che veniva(no) svolta in due fabbriche appartenenti la prima a Coluccio di Giacomino e Buoso di Giovanni, la seconda a Fulcerio quondam Bave insieme al fratello Guido detto Pasera.

In quel periodo la Garfagnana era sotto il dominio dei Lucchesi. Agli inizi del Quattrocento il giacimento di “Monticello – Le Pose” si dimostrava insufficiente a coprire i fabbisogni della crescente attività siderurgica. Furono tentati nuovi saggi in quel sito, ma anche in località limitrofe come il Canale del Battiferro e il versante delle Capraie, senza tuttavia risultati apprezzabili. Ben diverse furono le prospettive derivanti dalla scoperta degli affioramenti nel sito detto “Le Bugie” in località Trimpello, destinate ad alimentare l’attività mineraria fin quasi ai giorni nostri.

Nel 1430 gran parte della Garfagnana, tra cui anche Fornovolasco, passò sotto il dominio Estense; sotto questo casato iniziò probabilmente il periodo di massimo splendore dell’industria del ferro a Fornovolasco. L’arrivo degli Estensi coincise con l’inizio della lavorazione nell’area delle Bùgie. Il Ducato di Modena aveva mire importanti in campo militare e commerciale; ambiva a rompere il monopolio delle valli lombarde e venete nella lavorazione del ferro, cercava fama e opportunità commerciali e soprattutto non voleva dipendere militarmente dalla produzione di armi e bombarde di altri Stati.

In quest’ottica la Garfagnana, con i suoi minerali e l’abbondante presenza di corsi d’acqua, diventava strategicamente importante. Furono inviati insigni esperti minerari a perlustrare il versante apuano ed alla fine Fornovolasco risultò il sito adatto per diventare il centro del grande progetto siderurgico estense; qui era possibile realizzare la filiera completa, dall’estrazione alla lavorazione. Per riuscire nell’ambizioso progetto, il Duca Ercole chiamò, quali esperti e pratici, alcuni maestri dalle valli lombarde, dove da decenni il ferro veniva lavorato con una tecnologia nuova rispetto al tradizionale bassofuoco: il sistema indiretto che ruotava intorno al “forno alla bresciana” dotato di un lungo cannecchio, progenitore del moderno altoforno. 

Questa tecnica consentiva di ottenere temperature più alte nel forno, un prodotto di migliore pregio, con un minor consumo di vena e di carbone, tutto ciò utilizzando anche minerale di secondaria qualità come poteva essere quello estratto alle Miniere delle Bùgie. Tale metodo fino ad allora era stato utilizzato solo nelle valli lombarde, nell’Appennino Piacentino (all’epoca sotto il dominio di Milano), ed, in forma ibrida, sull’Appennino Ligure; del resto con il nuovo metodo sarebbe stato possibile valorizzare meglio la vena locale, purtroppo ricca di impurità.

Le prime campagne iniziarono nel 1480, ma furono piuttosto deludenti; nel 1496 si procedette ad un totale rinnovamento della struttura produttiva, con l’arrivo di un nuovo maestro di forno, il valido Giacomo Tachetto, detto Tachettino, dalla Val Gerola, ambìto dai signori di mezza Italia. Giunsero anche nuovi minatori dalla valli alpine, considerati migliori di quelli locali: prima il Maestro Guarischo dalla Val di Sole, poi i fratelli Ruscheto e Matteo dalla Valtellina, infine i maestri Antonio del Bon e Pedro detto Triberio de Filippino, entrambi di Bovegno in Val Trompia. L’attività in quegli anni fu molto frenetica, tanto che fu necessario regolamentare l’apertura di nuovi saggi di miniera.

Al minerale locale si affiancava ancora quello importato dall’Isola d’Elba. Alle tre ferriere esistenti a Fornovolasco, si aggiunsero il Forno Ducale e la fabbrica (dotata di un maglio e tre fuochi) realizzate a valle del paese.  Nel quinquennio 1496-1500 vennero raggiunti risultati alterni; da un lato si raggiunsero picchi di produzione giornaliera mai raggiunti fino ad allora nemmeno in Lombardia; dall’altro non si riuscì a dare continuità alla produzione, che subì numerosi fermi per motivi tecnici, o ancora per l’insufficienza del minerale o la scarsità di materiale combustibile.  Proprio quest’ultimo aspetto (i boschi erano diradati da due secoli di sfruttamento per l’industria siderurgica) fu probabilmente la causa maggiore del declino di Fornovolasco e dello spostamento di parti di attività verso altre vallate.  

Nel XVI secolo l’importanza di Fornovolasco declinò a favore del sito di Isola Santa, ma la produzione comunque, tra alti e bassi, proseguì sostanzialmente per tutto il secolo.

Nel 1636 gli Estensi diedero il via ad un nuovo progetto con la realizzazione di un forno e relative strutture complementari nel sito di Trombacco, posto circa 3 km a valle di Fornovolasco; venne attivato un nuovo scavo nella miniera, che sembrava foriero di ottime prospettive. In realtà la qualità del minerale si rivelò piuttosto scarsa e l’attività funzionò solo per una decina di anni.

Dal 1699 al 1720, sotto la spinta di alcune innovazioni tecnologiche (utilizzo dal 1702 nelle miniere delle Bùgie della polvere da sparo ed introduzione della tromba idroeolica) e di alcuni soprintendenti molto validi (il francese P. Giovanni Francesco Peyre e Domenico Corradi d’Austria) vennero riattivate le miniere ed i forni di Trombacco e Fornovolasco. Dopo il 1710 il filone estrattivo andò assottigliandosi e si iniziò a ricorrere di nuovo a minerale proveniente dall’Elba.

Dal 1800, principalmente per l’insufficienza delle vie di comunicazione e per l’affermarsi di nuove modalità tecnologiche, l’attività siderurgica declinò progressivamente, riducendosi ad un solo forno, per poi scomparire.

Nuovo interesse suscitò agli inizi del 1900 l’estrazione del ferro alle Bùgie. Nel 1902 il milanese Virgilio Scaligeri Zucchi ed il genovese Antonelli, sentiti i pareri incoraggianti di insigni ingegneri e geologi, elaborarono un progetto di coltivazione molto ambizioso; esso prevedeva la riapertura delle gallerie ed il trasporto del minerale attraverso una funivia aerea di 7500 metri, fino a Gallicano, ove doveva giungere un troncone di ferrovia da Bagni di Lucca; furono messe allo scoperto diverse teste di filone e sgombrate, ampliate ed approfondite diverse gallerie, accertando anche la presenza di minerale di zolfo per buon valore. Le intenzioni erano ottime, ma i risultati evidentemente non furono all’altezza.

Nel 1913 subentrò la Calceramica; poi con la Società Montecatini l’attività proseguì tra alterne vicende fino al 1930, con un periodo produttivo 1920-26 piuttosto intenso, durante il quale si preferì la messa a valore della pirite, anziché la magnetite. Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1950, la miniera fu rilevata dalla ditta Desideri e Severi di Colle Val d’Elsa; dal 1952 al 1972 subentrò l’IMSA di Roma, azienda del gruppo Federconsorzi, che ne valutò l’utilizzò anche per scopi alternativi quali la produzioni di concimi e fertilizzanti.

Nel 1973 l’EDEM di Roma, già titolare di altre concessioni in Versilia, ottenne il permesso minerario, ed ipotizzò l’uso del ferro nelle strutture murarie delle centrali nucleari e del bario nella preparazione dei fanghi pesanti indispensabili nella perforazione di sondaggi molto profondi. La produzione comunque non fu avviata e le miniere furono definitivamente abbandonate.

 

 

Attenzione!

Viste le caratteristiche degli ambienti e lo stato di abbandono in cui versano, l’ingresso alle miniere è assolutamente sconsigliato, e limitato a personale esperto e specificatamente attrezzato per fini di studio. Precisiamo che i proprietari dei terreni in cui si aprono gli imbocchi minerari non intendono assumersi alcuna responsabilità per eventuali incidenti che si dovessero verificare, per cui eventuali accessi andrebbero preventivamente concordati con loro.

Il Comune di Vergemoli sta predisponendo, sia per motivi di sicurezza che di tutela del patrimonio sotterraneo, cartellonistica di “Divieto di Accesso” e manufatti di chiusura degli ingressi, assicurando tuttavia l’accesso a chi documenterà i motivi scientifici e di studio.

 

 

Le miniere

Le cavità sono identificate da una sigla: VMS sta ad indicare il complesso minerario di Fornovolasco (Volasco Mining System); due lettere individuano la sottozona, e il numero progressivo la singola cavità.

 

Zona

Sigla

Nome

Dislivello

Sviluppo

 

 

 

 

2.393

Monticello-Pose

MP1

Tana delle Volpi I

 

141

Monticello-Pose

MP2

Tana delle Volpi II

 

181

Monticello-Pose

MP3

Tana delle Volpi III

 

74

Monticello-Pose

MP4

Buca dell’acqua

 

16,5

Monticello-Pose

MP5

Buca del Drago

 

47

Monticello-Pose

MP6

Buca Tappo di Pietre

 

15

Monticello – Pose

MP7

Buca dei Pipistrelli

 

15

Canale Battiferro

BF1

Galleria del Battiferro

+1,5

17

Canale Battiferro

BF2

Caverna del Battiferro

+2,5

12

Trimpello – Il Colle

CO1

Galleria del Colle

 

15

Trimpello - Fontanaccia

FO1

Galleria 1 della Fontanaccia

0

6

Trimpello – Fontanaccia

FO2

Galleria 2 della Fontanaccia

 

60

Trimpello – Fontanaccia

FO3

Galleria 3 della Fontanaccia

0

5,5

Trimpello – Fornaccia

FR1

Buca del Solfo 1

4

62

Trimpello – Fornaccia

FR2

Buca del Solfo 2

-4

23

Trimpello – Cava del Ferro

CF1

Complesso Le Bùge – Galleria 1

 

 

 

 

1560

Trimpello – Cava del Ferro

CF3

Complesso Le Bùge – Galleria 3

 

Trimpello – Cava del Ferro

CF4

Complesso Le Bùge – Galleria 4

 

Trimpello – Cava del Ferro

CF5

Complesso Le Bùge – Galleria 5

 

Trimpello – Cava del Ferro

CF7

Complesso Le Bùge – Galleria 7

 

Trimpello – Cava del Ferro

CF9

Complesso Le Bùge – Galleria 9

 

Trimpello – Cava del Ferro

CF14

Complesso Le Bùge – Galleria Nuova Ribassa

 

Trimpello – Cava del Ferro

CF 2

Galleria 2

-4,5

10,5

Trimpello – Cava del Ferro

CF 6

Galleria 6

-1

6,5

Trimpello – Cava del Ferro

CF 8

Galleria 8

-10

17

Trimpello – Cava del Ferro

CF 10

Galleria 10

0

12,5

Trimpello – Cava del Ferro

CF 11

Galleria 11

-2

8

Trimpello – Cava del Ferro

CF 12

Galleria 12

 

10

Trimpello – Cava del Ferro

CF 13

Galleria 13

0

85


Il complesso minerario di Fornovolasco è stato lavorato durante un arco temporale molto lungo, dal Medioevo (area Monticello – Le Pose) sino alla fine degli anni Settanta del Novecento (area Cava del ferro). Questa caratteristica offre da una parte grandi potenzialità di studio storico-archeologico e didattico; dall’altra complica chiaramente la comprensione dello sviluppo cronologico degli scavi: difatti ogni nuovo intervento andava a modificare o ad obliterare i segni dei precedenti lavori di modo che, oggi, possiamo avere un quadro ben chiaro soltanto degli ultimi lavori eseguiti.

 

La guida 

 scarico la guida delle Miniere di Fornovolasco in formato .pdf



Informazioni

Per informazioni generali sulle grotte e i sentieri  grotte@apuane2007.it

Per informazioni sulle miniere marcobonini.nak@tin.i

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