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LE MINIERE DI FORNOVOLASCO
(foto Archivio "Buffardello Team")
A cura del Associazione
“Buffardello Team”
Inquadramento storico La nascita del borgo di
Fornovolasco può essere fatta risalire alla seconda
metà del XIII secolo,
periodo in cui anche in lucchesia e nella Valle del Serchio, la
tecnologia
dell’energia idraulica fu applicata ai processi produttivi
dell’industria del
ferro. L’utilizzo dell’energia idraulica
rappresentò una vera e propria
rivoluzione nel processo produttivo del ferro del tempo, trasformando
in
industria una lavorazione che fino a quell’epoca aveva
carattere sostanzialmente
domestico e artigianale. La forza dell’acqua permetteva di
azionare i mantici,
che insufflavano ossigeno nei forni che così potevano
funzionare a temperature
più elevate; consentiva l’azionamento di magli e
pestelli, meccanizzando e
migliorando processi precedentemente svolti con fatica
dall’uomo. Importanti fattori di
localizzazione fecero sorgere a Fornovolasco un piccolo polo
siderurgico: la
presenza delle acque correnti della Turrite di Petrosciana e dei suoi
affluenti; ampie superfici boscate nei dintorni, dalle quali attingere
il
combustibile per il funzionamento dei forni; la
disponibilità di materia prima,
estratta dalla miniera locale di “Monticello – Le
Pose”; infine la via di
comunicazione che univa la Versilia alla Garfagnana, la quale
consentiva
l’approvvigionamento di altro minerale proveniente
dall’Isola d’Elba e lo
smercio del semilavorato o del prodotto finito verso i diversi mercati. In quel periodo la Garfagnana era sotto il dominio dei Lucchesi. Agli inizi del Quattrocento il giacimento di “Monticello – Le Pose” si dimostrava insufficiente a coprire i fabbisogni della crescente attività siderurgica. Furono tentati nuovi saggi in quel sito, ma anche in località limitrofe come il Canale del Battiferro e il versante delle Capraie, senza tuttavia risultati apprezzabili. Ben diverse furono le prospettive derivanti dalla scoperta degli affioramenti nel sito detto “Le Bugie” in località Trimpello, destinate ad alimentare l’attività mineraria fin quasi ai giorni nostri.
In quest’ottica la Garfagnana, con i suoi minerali e l’abbondante presenza di corsi d’acqua, diventava strategicamente importante. Furono inviati insigni esperti minerari a perlustrare il versante apuano ed alla fine Fornovolasco risultò il sito adatto per diventare il centro del grande progetto siderurgico estense; qui era possibile realizzare la filiera completa, dall’estrazione alla lavorazione. Per riuscire nell’ambizioso progetto, il Duca Ercole chiamò, quali esperti e pratici, alcuni maestri dalle valli lombarde, dove da decenni il ferro veniva lavorato con una tecnologia nuova rispetto al tradizionale bassofuoco: il sistema indiretto che ruotava intorno al “forno alla bresciana” dotato di un lungo cannecchio, progenitore del moderno altoforno. Le prime campagne iniziarono nel 1480, ma furono piuttosto deludenti; nel 1496 si procedette ad un totale rinnovamento della struttura produttiva, con l’arrivo di un nuovo maestro di forno, il valido Giacomo Tachetto, detto Tachettino, dalla Val Gerola, ambìto dai signori di mezza Italia. Giunsero anche nuovi minatori dalla valli alpine, considerati migliori di quelli locali: prima il Maestro Guarischo dalla Val di Sole, poi i fratelli Ruscheto e Matteo dalla Valtellina, infine i maestri Antonio del Bon e Pedro detto Triberio de Filippino, entrambi di Bovegno in Val Trompia. L’attività in quegli anni fu molto frenetica, tanto che fu necessario regolamentare l’apertura di nuovi saggi di miniera. Nel XVI secolo
l’importanza
di Fornovolasco declinò a favore del sito di Isola Santa, ma
la produzione
comunque, tra alti e bassi, proseguì sostanzialmente per
tutto il secolo. Nel 1636 gli Estensi diedero il via ad un nuovo progetto con la realizzazione di un forno e relative strutture complementari nel sito di Trombacco, posto circa 3 km a valle di Fornovolasco; venne attivato un nuovo scavo nella miniera, che sembrava foriero di ottime prospettive. In realtà la qualità del minerale si rivelò piuttosto scarsa e l’attività funzionò solo per una decina di anni.
Dal 1800, principalmente per
l’insufficienza delle vie di comunicazione e per
l’affermarsi di nuove modalità
tecnologiche, l’attività siderurgica
declinò progressivamente, riducendosi ad
un solo forno, per poi scomparire. Nuovo interesse suscitò
agli
inizi del 1900 l’estrazione del ferro alle Bùgie.
Nel 1902 il milanese Virgilio
Scaligeri Zucchi ed il genovese Antonelli, sentiti i pareri
incoraggianti di
insigni ingegneri e geologi, elaborarono un progetto di coltivazione
molto ambizioso;
esso prevedeva la riapertura delle gallerie ed il trasporto del
minerale
attraverso una funivia aerea di 7500 metri, fino a Gallicano, ove
doveva
giungere un troncone di ferrovia da Bagni di Lucca; furono messe allo
scoperto
diverse teste di filone e sgombrate, ampliate ed approfondite diverse
gallerie,
accertando anche la presenza di minerale di zolfo per buon valore. Le
intenzioni erano ottime, ma i risultati evidentemente non furono
all’altezza. Nel
1973 l’EDEM di Roma, già titolare di altre
concessioni in Versilia, ottenne il
permesso minerario, ed ipotizzò l’uso del ferro
nelle strutture murarie delle
centrali nucleari e del bario nella preparazione dei fanghi pesanti
indispensabili nella perforazione di sondaggi molto profondi. La
produzione
comunque non fu avviata e le miniere furono definitivamente
abbandonate. Attenzione!Viste le caratteristiche
degli ambienti e lo stato di abbandono in cui versano,
l’ingresso alle miniere
è assolutamente sconsigliato, e limitato a personale esperto
e specificatamente
attrezzato per fini di studio. Precisiamo che i proprietari dei terreni
in cui
si aprono gli imbocchi minerari non intendono assumersi alcuna
responsabilità
per eventuali incidenti che si dovessero verificare, per cui eventuali
accessi
andrebbero preventivamente concordati con loro. Il Comune di Vergemoli sta
predisponendo, sia per motivi di sicurezza che di tutela del patrimonio
sotterraneo, cartellonistica di “Divieto di
Accesso” e manufatti di chiusura
degli ingressi, assicurando tuttavia l’accesso a chi
documenterà i motivi
scientifici e di studio. Le
miniere Le cavità sono
identificate
da una sigla: VMS sta ad indicare il complesso minerario di
Fornovolasco
(Volasco Mining System); due lettere individuano la sottozona, e il
numero
progressivo la singola cavità.
Il complesso minerario di Fornovolasco è stato lavorato durante un arco temporale molto lungo, dal Medioevo (area Monticello – Le Pose) sino alla fine degli anni Settanta del Novecento (area Cava del ferro). Questa caratteristica offre da una parte grandi potenzialità di studio storico-archeologico e didattico; dall’altra complica chiaramente la comprensione dello sviluppo cronologico degli scavi: difatti ogni nuovo intervento andava a modificare o ad obliterare i segni dei precedenti lavori di modo che, oggi, possiamo avere un quadro ben chiaro soltanto degli ultimi lavori eseguiti. scarico la guida delle Miniere di Fornovolasco in formato .pdf Informazioni
Per informazioni generali sulle grotte e i sentieri grotte@apuane2007.it Per informazioni sulle miniere marcobonini.nak@tin.i |