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Storia delle miniere apuane a cura del G.S. CAI Forte dei Marmi La ricchezza minerale delle Alpi Apuane ha
provocato lo sfruttamento dei giacimenti minerari fin
dall'antichità. La presenza di scorie di fusione ed il
recente ritrovamento di reperti archeologici di fattura etrusca vicino
ai luoghi di ricerca mineraria hanno potuto avvalorare l'ipotesi che
indica come quasi sicura la presenza del popolo etrusco in questa
regione forse già dal quinto secolo avanti Cristo.
Con gli etruschi si è avuta forse
la prima estrazione mineraria sulle Apuane, e di questa
attività se ne possono trovare eloquenti tracce in alcune
piccole gallerie scavate a scalpello nella zona del BOTTINO o dello
ZULFELLO di S. Anna di Stazzema. Esiste un documento dell'ingegner
Sagui (1921), a quel tempo direttore delle miniere del Bottino, che
descrive le prove del lavoro etrusco in quelle miniere e segnala la
presenza di scritte etrusche all'ingresso di una miniera.
Le prime notizie storiche scritte cominciano però dopo l'anno 1000, con vari documenti che attestano le lotte delle varie signorie e feudi locali di quel tempo per il possesso e lo sfruttamento delle miniere del Bottino, di Levigliani e di Valdicastello Carducci. Solo nel 1500, con l'arrivo in Versilia della signoria dei Medici di Firenze, iniziò un periodo di fiorente estrazione mineraria su scala industriale soprattutto alle miniere del Bottino, con notevoli lavori e spese elevate per estrarre e fondere in piombo riccamente argentifero di quelle miniere. Alla fine del 1500 ogni attività mineraria cessò anche per decisioni politiche delle autorità locali, timorose che il minerale di piombo, rame, ferro e mercurio, sempre di ottima qualità, potesse rappresentare pericolosa concorrenza commerciale ai prodotti dell'isola d'Elba (ferro) e della Maremma (piombo, ferro, mercurio e rame). Dopo quasi tre secoli d'abbandono, furono ripresi i lavori alle miniere del Bottino e di Valdicastello con intenti questa volta veramente industriali. Tra il 1850 e il 1930 vi fu una produzione notevolissima di minerali, con apertura di un grande numero di nuove miniere (Monte Arsiccio, Fornovolasco, Scortico, Strettoia ecc.) anche se la produzione rimase legata ai giacimenti del Bottino e di Valdicastello. Nel 1930 vennero chiuse le miniere del Bottino per esaurimento dei giacimenti e ormai scarso valore dello zinco in quelle miniere. A Valdicastello iniziarono invece a pieno ritmo i lavori di estrazione della barite, materiale oggi molto richiesto perchè usato come lubrificante per le escavazioni petrolifere, o come cemento per la costruzione di centrali nucleari, dato il suo alto potere d protezione dalle radiazioni. ![]()
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